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Vista aerea dell'Eremo |
Sfruttando le numerose donazioni dei devoti attratti dalla fama di santità del monaco Alberto, l'eremo fu dotato di una cerchia difensiva (di cui resta la torre quadrata, ora cimata e trasformata in campanile) che poteva servire anche come ricetto per la popolazione locale, sottoposta spesso a scorrerie di bande armate.
Pare che vi abbia anche trovato rifugio re Enrico II d'Inghilterra Plantageneto, in fuga dai sicari della moglie e del figlio, e giaccia sepolto in una semplice tomba contraddistinta da un arco. Si ritiene inoltre che vi abbiano soggiornato anche Federico Barbarossa e Dante Alighieri.
Oggi gli edifici molto restaurati sono affidati ai religiosi dell'Opera di Don Orione. L'ossatura romanica di molte strutture è ancora ben leggibile anche se vari abbellimenti ed ampiamenti furono praticati nei secoli successivi. Molto importanti gli affreschi (tra cui forse il ritratto dell'imperatore Sigismondo del Lussemburgo che regno dal 1433 al 1437) e di sapore arcaico le decorazioni con figure allegoriche dei capitelli del chiostro.
Si entra in un cortiletto su cui affaccia l'abside della chiesetta eretta appena dopo la morte del fondatore e costruita da sole quattro piccole campate. Nella prima, a sinistra, si notano il sarcofago di Sant'Alberto ed un affresco quattrocentesco "Madonna, Bambino e Santi"; nella seconda l'affresco "Ritratto di un imperatore" a sinistra, e a destra l'altare con il reliquario del 1900 delle ossa di Sant'Alberto ed affreschi quattrocenteschi "Miracolo di Sant'Alberto", "Madonna, Santi e Committente" (Bertamino Malaspina, marchese di Sagliano). Adiacente è la chiesetta di Santa Maria, costruita dal fondatore, che contiene una tela settecentesca di G. A. Borroni "Natività" e intercomunicante la più tarda chiesa di Sant'Antonio Abate, quadrangolare e con al centro un pilastro. Le pareti sono coperte di affreschi quattrocenteschi "Vita di Santa Caterina d'Alessandria", "Martirio di San Sebastiano e Santi".